Nostalgia, vattene via...

Oggi voglio parlare di un tema che mi sta molto a cuore. Ma non fraintendetemi: non sono qui per tirare fuori la classica tematica 'Si stava meglio prima...'.
Tutto il contrario. Sono convinto che la nostalgia stia diventando una malattia comune e che stia rovinando tutto ciò che ci circonda.
In questi tempi segnati dall'immediato e dall'accettazione di ogni evento come conseguenze impossibili da evitare, ci fermiamo solo a ripensare come le cose 'erano migliori qualche anno fa...'
Questo pensiero rischia seriamente di distruggerci.
E non parlo solo del ritorno alla ribalta di linee di pensiero datate e fallimentari che ci riporterebbero ai tempi del medio evo, ma anche della riaffermazione di ideologie inutili e rafforzate solo da odio e ignoranza.

Ritengo molto importante parlare di questo argomento e chiarire la mia posizione al riguardo: anch'io mi faccio sempre prendere dalla nostalgia... Molto spesso... Ma non rimpiango tempi passati, o sottolineo continuamente le mancanze del mondo contemporaneo. Sono fermamente convinto che nel corso degli ultimi decenni siamo riusciti a raggiungere traguardi straordinari e importanti in moltissimi campi (scienza, morale, sociologia, arte), ma le insoddisfazioni derivate dalla nostra condizione attuale ci fa perdere di vista cosa siamo ancora capaci di conquistare.
La mia nostalgia è decisamente più gretta, materiale e generalista... La musica? Era meglio prima (il più delle volte...) I film? Erano meglio prima (il più delle volte...) I fumetti? I cartoni animati? I vestiti? Erano meglio prima (il più delle volte...)
Non provo soddisfazione nell'osservare la maggior parte dei prodotti di intrattenimento che girano nei media contemporanei, ma di questo me ne occuperò in un altro post.

Quello che voglio sottolineare adesso è un atteggiamento più pericoloso che riscontro sempre più spesso nelle persone che ascolto parlare durante le passeggiate, in quelle discussioni 'private' urlate ai quattro venti come proclami di guerra in mezzo alla strada.
Per quanto sia un purosangue palermitano, posso identificarmi ben poco con il palermitano medio. Non conosco la storia della mia città, né il suo dialetto (ho ancora difficoltà a comprendere i miei adorati concittadini, e me ne vergogno parecchio...) ma devo riconoscere al palermitano medio due gravissimi difetti che puzzano di stereotipo: la litigiosità (rafforzata da una passività che ha sempre trovato spazio libero nella società contemporanea) e l'insofferenza...
Il palermitano ha sempre qualcosa per cui lamentarsi e se la sua lamentela non trova soluzione o, peggio, non viene ascoltata da nessuno, la voce si rafforza, la rabbia aumenta e parte la litigiosità...
Ci sono molti modi per sfogare la propria litigiosità: il silenzio che colpevolizza, il vittimismo, la prepotenza sopra i più deboli e la buona vecchia violenza (che nostalgia...)
Viviamo tempi tremendamente difficili e densi di problemi, e la nostra mente cerca di pensare a cosa può risolvere invece di stagnare in problemi che non sono alla sua portata; oppure, torna indietro ai ricordi di un'età più semplice in cui questi problemi non erano così impellenti. Tutto questo è sbagliato? No, i ricordi sono importanti. Sono parte di ciò che siamo e ci definiscono come individuo. Ma, a mio modesto parere, i nostri ricordi non devono condizionare una visione obiettiva del passato.

E qui arriva il problema di cui parlavo. La gente percepisce un'età senza preoccupazioni come un periodo felice al quale si dovrebbe tornare per risolvere i problemi. Sbagliato... Per due motivi. Il primo è abbastanza semplice: se in quel periodo non percepivamo quel problema, non è detto che il problema non ci fosse; forse non ci riguardava, o non potevamo fare nulla per risolverlo, ma era lì. Il secondo è più subdolo e potrebbe non applicarsi a tutti i casi: il passato vissuto con leggerezza è pieno di momenti di puro nichilismo e cinismo; ovviamente non tutti i periodi felici prevedono il disinteresse verso tutto e tutti, ma questo è il nostalgico a doverlo stabilire. Con sincerità.

Ma la soluzione a un problema raramente risiede nel passato, per quanto felice possiamo ricordarlo. I problemi sono nel presente e le soluzioni sono nel futuro. Invece di crogiolarvi nel pensiero di un passato apparentemente idilliaco e romanzato (che, magari, neanche ci appartiene...) dovremmo concentrarci sul nostro futuro e dimostrare che siamo in grado di costruirlo con i mezzi che abbiamo.

Smettiamo di raccontarci vecchie storie e scriviamo le nostre. Possiamo essere eroi. Ogni giorno.

Commenti

  1. Io, quando ripenso al passato, più che farmi prendere dalla nostalgia mi domando sempre se non poteva andare in maniera diversa, specie in ambito scolatisco (periodo terribile, per me).
    Mi dicono sempre di non pensarci, che il passato è passato e bisogna andare avanti. Ma non sempre è facile, e a volte mi capita di ripensarci, e mi sale la rabbia.
    L'unica cosa che posso fare è cercare di non pensarci ed andare avanti, pensando a quello che voglio fare e agli obiettivi che voglio raggiungere.

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